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Epidemiologia: approccio multidisciplinare per ottimizzare le risorse

Focus dedicato all’amianto per sorveglianza epidemiologica e sanitaria

L’epidemiologia studia «la frequenza con cui si manifestano le malattie e le condizioni che favoriscono od ostacolano il loro sviluppo, e costituisce la base per una razionale profilassi delle malattie». Alla definizione ufficiale oggi bisogna aggiungere anche altri obiettivi: la prevenzione e la tutela dei diritti dei malati. E il terreno rappresentato dall’amianto è un esempio, purtroppo, di quello che non è stato fatto in passato, di ciò che si sta realizzando oggi, ma anche degli scenari che si apriranno in un prossimo futuro non solo in relazione a questa fibra killer, bensì anche ad altre che grazie alla ricerca stanno entrando nel mirino degli scienziati per favorire studi che consentano di coniugare uso di materiali innovativi e salute. La XIV giornata scientifica dell’azienda ospedaliera di Alessandria che si svolge il 24 giugno in versione completamente virtuale, dalle 14.30, e intitolata ‘Attività Integrate Ricerca e Innovazione: il ruolo delle reti’, apre molti focus e uno di questi è quello che vedrà protagonisti Daniele Mandrioli, direttore del Centro di ricerca sul cancro ‘Cesare Maltoni’ dell’Istituto “Ramazzini” di Bologna, e Alessandro Marinaccio, responsabile del Laboratorio di epidemiologia occupazionale e ambientale dell’Inail e responsabile del Registro nazionale Mesoteliomi. La sessione sarà moderata da Marinella Bertolotti, dirigente biologa Epidemiologia clinica e biostatistica Irfi-Dairi.

Mandrioli e Marinaccio affronteranno lo stato della ricerca in epidemiologia con un focus sull’asbesto, attività svolta in collaborazione con il Centro Sanitario Amianto che fa capo all’Asl Al e inserito nel Dairi (Dipartimento attività integrate ricerca e innovazione diretto da Antonio Maconi). «L’amianto è una delle fibre più terribili di cui conosciamo gli effetti, ha causato oltre duecentomila vittime, moltissime in provincia di Alessandria con Casale Monferrato che rappresenta il triste simbolo di questo dramma, che ogni anno vede una media di un centinaio di milioni di persone esposte. Sì, perché l’amianto è ancora usato correntemente in Russia, Cina, India e in Sud America. L’epidemiologia, che va a misurare aspetti di patologia che sono già chiari sull’uomo, si è oggi evoluta, sviluppando la possibilità di fare analisi molecolari: una delle innovazioni nel nostro ambito – continua Mandrioli – è proprio quello di andare a misurare i biomarcatori precoci, intervenendo in vivo e in vitro in modo sempre più affidabile su numerose fibre. Inoltre, nella prevenzione è necessario concentrarsi non solo sulle patologie tumorali ma anche su altre patologie come quelle cardiovascolari, respiratorie, endocrine, metaboliche, dello sviluppo e nella gravidanza, che possono essere aggravate da fattori ambientali». Sempre infatti sempre di più le malattie sono associate all’amianto (oltre al mesotelioma pleurico), a cominciare dal tumore polmonare, il mesotelioma pericardico, il mesotelioma testicolare. La ricerca ha fatto emergere però altri pericoli, non legati unicamente all’amianto. È stato il caso del mesotelioma causato dalla erionite, sostanza estremamente pericolosa per l’uomo (è un minerale di origine vulcanica) registrato in un’area della Turchia, oppure delle nanofibre di carbonio, usate in fabbricazioni di materiali forti e leggeri, o quelle di grafene. «Attenzione, però. I nanomateriali non sono tutti uguali e sono moltissimi – precisa Mandrioli – quelli a rischio zero. Di fronte a nuovi materiali è assolutamente necessario conoscerli per evitare disastri nel futuro e sostituirli con altri non dannosi per l’uomo. Oggi la ricerca consente di sviluppare studi per non rischiare di dovere attendere decenni prima di vedere gli effetti». L’approccio multidisciplinare è l’unico modo per ottimizzare le risorse degli scienziati.

La giornata scientifica, in questa sessione, approfondirà il ruolo della sorveglianza epidemiologica e sanitaria. «Cercare i malati – precisa Alessandro Marinaccio – significa individuare le circostanze dell’esposizione e fare prevenzione dei rischi, ma anche tutelare i diritti di chi si è malato in seguito all’esposizione. Fare prevenzione è possibile perché oggi sappiamo dov’è l’amianto. Però non va dimenticato che oltre allo spettro molto ampio di settori industriali in cui è stato usato ed è ancora presente, ve ne sono altri meno noti. Ed è qui che una indagine epidemiologica è utilissima. Pensiamo, per esempio, al settore tessile o agli impianti degli zuccherifici. Nel primo erano usate macchine con un impianto frenante in cui alcuni elementi contenevano amianto. Il rischio maggiore si registrava durante le manutenzioni in cui le sostituzioni di questi elementi avvenivano senza protezioni perché non era mai stato correlato il rischio. In alcuni grandi macchinari utilizzati negli zuccherifici vi erano parti coibentate con amianto. E anche in questo caso durante le manutenzioni si verifica una pericolosa dispersione di fibre. Poi c’è il settore dell’edilizia, in particolare quello delle ristrutturazioni di edifici vecchi in cui la presenza di amianto è diffusissima».

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Redazione: Claudio Risso: Direttore Responsabile --- Gian Paolo Zanetta: Direttore Editoriale --- Federico Dolce ---

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