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La ricerca in sanità: l’Asl Città di Torino

La ricerca condotta all’interno dell’Asl Città di Torino si distingue per un approccio integrato e multidisciplinare, capace di rispondere in modo innovativo a sfide complesse, dalla gestione degli effetti collaterali delle nuove terapie oncologiche fino alla presa in carico precoce di patologie ereditarie o rare.

Un esempio significativo arriva dall’ambito dell’Onconefrologia, disciplina che riunisce oncologi e nefrologi per ridurre la tossicità renale, aumentare la tolleranza del paziente e governare gli effetti collaterali delle nuove cure oncologiche. L’introduzione della biopsia renale ambulatoriale in pazienti oncologici che sviluppano anomalie orinarie in corso di immunoterapia ha permesso di affinarne la gestione. In uno studio su 30 pazienti adulti, l’esame istologico ha consentito sia di escludere che le anomalie orinarie o la contrazione funzionale dei pazienti fosse da ricondurre ad una tossicità della terapia oncologica (che pertanto è stato possibile proseguire), sia di gestire con approcci mirati le condizioni di danno renale secondario al farmaco oncologico. In due terzi dei casi è stato possibile infatti proseguire il trattamento antitumorale, a conferma del valore strategico della biopsia come strumento guida per la personalizzazione terapeutica.

L’attenzione all’approccio mirato emerge anche nella gestione della sclerosi sistemica progressiva, una malattia cronica a patogenesi autoimmune, caratterizzata da fibrosi della cute e degli organi interni, alterazioni dei vasi di piccolo calibro e anomalie del sistema immunitario. Uno studio con un periodo di osservazione triennale ha valutato l’efficacia di un protocollo innovato mirato alla riduzione dei linfociti B nel sangue, utilizzando un trattamento con un sottogruppo di linfociti (i linfociti CD20), che consiste nella combinazione di rituximab (un farmaco biotecnologico) e ciclofosfamide (un immunosoppressore convenzionale). I risultati dimostrano una stabilizzazione — o in alcuni casi un miglioramento — dell’interstiziopatia polmonare in oltre l’80% dei pazienti, senza effetti avversi gravi. Si tratta di un trattamento promettente, già sperimentato all’Ospedale Hub Giovanni Bosco per altre patologie autoimmuni, come il lupus e le vasculiti, che potrebbe rappresentare una nuova frontiera terapeutica nei casi più gravi di sclerosi sistemica, come le forme con interessamento polmonare.

Infine, la prospettiva della diagnosi precoce si estende anche all’ambito pediatrico e genetico. L’Asl Città di Torino ha partecipato ad uno studio internazionale che ha analizzato la presenza della malattia policistica autosomica dominante (cioè una malattia genetica che causa lo sviluppo di cisti nei reni e in altri organi) in oltre 2.100 bambini affetti e iscritti a registri internazionali provenienti da 32 Paesi distribuiti in 6 regioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo studio ha evidenziato come la diagnosi sia spesso legata a screening familiari nei minori asintomatici. Nonostante le differenze tra i vari Paesi, dovute a fattori economici, culturali e normativi, emerge chiaramente l’importanza di un counseling mirato alle famiglie, per affrontare le implicazioni cliniche ed etiche di una diagnosi precoce, ancor prima che compaiano i sintomi.

Dall’Oncologia alla Nefrologia, dalla Reumatologia alla Pediatria, la ricerca dell’Asl Città di Torino conferma il valore di un approccio personalizzato e basato sull’evidenza, dove la diagnosi diventa sempre più precoce, la terapia più mirata e il paziente parte attiva del proprio percorso di cura.

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Redazione: Claudio Risso: Direttore Responsabile --- Gian Paolo Zanetta: Direttore Editoriale --- Federico Dolce ---

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