«Sono trascorsi solo pochi mesi da quando mi è stata assegnata la Direzione della Divisione – ha ricordato il professor Panaro -, ma con la competenza e la professionalità accoppiate all’entusiasmo dei chirurghi della Struttura siamo riusciti a sviluppare questo nuovo programma di chirurgia robotica tiroidea e endocrina. La tiroidectomia robotica trans-ascellare, nata in Sud Corea, sta avendo una buona diffusione anche in occidente, dove da qualche anno si è andata affiancando alla chirurgia tradizionale. Siamo davvero orgogliosi di essere tra i pochi centri in Italia ad offrire questa tecnica ai nostri pazienti».
Un nuovo traguardo della Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria. La struttura di Chirurgia Robotica, Oncologica ed Epatobilio-pancreatica diretta dal professor Fabrizio Panaro, infatti, ha eseguito i primi interventi di chirurgia robotica della tiroide da accesso remoto, senza cicatrici sul collo.
Alla console del robot il dottor Marco Lodin, coadiuvato dal dottor Federico Sangiuolo e dagli anestesisti Mirco Leo e Fabio Piccolella dell’equipe del professor Gianmaria Cammarota, ha realizzato le procedure con tecnica robotica su due pazienti, una donna di 68 anni e un uomo di 71 anni, affetti entrambi da gozzo nodulare, la cui dimissione è avvenuta il giorno seguente in ottime condizioni.
Una procedura che viene realizzata mediante un accesso trans-ascellare di circa 5 centimetri e che prevede, dopo aver creato un tunnel sottocutaneo dall’ascella alla loggia tiroidea, il collegamento dei bracci operatori del robot Da Vinci® e una telecamera 3D.
«Il progetto di chirurgia tiroidea robotica – ha spiegato il chirurgo endocrino Lodin – è stato realizzato attraverso la preziosa collaborazione con il professor Gabriele Materazzi, Direttore dell’UO di Endocrinochirurgia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa, il cui tutoraggio, ricco di consigli, ha consentito l’attuazione rapida e sicura di questa metodica. A fronte di standard qualitativi e di sicurezza analoghi alla chirurgia tradizionale, questa metodica, che non comporta cicatrici sul collo, determina risultati estetici e un impatto psicologico del paziente superiori».