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Monoclonali anche in Piemonte

La Regione Piemonte ha recepito la nuova disposizione dell’AIFA, inviandola a tutte le Aziende Sanitarie per il trattamento a domicilio con alcuni farmaci monoclonali dei pazienti covid non gravi. Le linee guida individuano quali pazienti possono accedere al trattamento e le modalità di monitorato da seguire per testarne l’efficacia. Una freccia in più nel contrastare il Covid19.

Il 12 novembre 2021 la Commissione europea, su parere dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), aveva autorizzato l’associazione di anticorpi monoclonali casirivimab-imdevimab denominata Ronapreve (dell’azienda farmaceutica Regeneron/Roche) e l’anticorpo monoclonale Regdanvimab denominato Regkirona (dell’azienda farmaceutica Celltrion Healthcare Hungary Kft) per il trattamento e la prevenzione (Ronapreve) e per il trattamento (Regkirona) di COVID-19.

Pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 282 del 26 novembre 2021, classificandole ai fini del rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale in C come “medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, da rinnovare volta per volta, vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri individuati dalle regioni (RNRL)” ed inserite nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale le linee guida adottate anche dal Piemonte ne definiscono il dosaggio e la modalità di somministrazione.

In stand by rimane invece l’associazione di anticorpi monoclonali bamlanivimab-etesevimab (dell’azienda farmaceutica Eli Lilly) e l’anticorpo sotrovimab (dell’azienda farmaceutica GSK) per il trattamento di COVID-19, già autorizzati in Italia, ma che non hanno ancora ricevuto l’approvazione europea.

La distribuzione degli anticorpi monoclonali è effettuata dal Commissario COVID-19 e prudenzialmente sottoposti a monitoraggio addizionale per identificare nel più breve tempo possibile nuove informazioni sulla loro sicurezza. Agli operatori sanitari sarà infatti richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta o potenzialità non ancora evidenziate.

La possibilità di utilizzare questi nuovi preparati potrebbe contribuire a sollevare gli ospedali per permettergli di riprendere le normali attività chirurgiche, da tempo sospese o rallentate per lasciare spazio ai pazienti covid (quasi tutti non vaccinati oppure vaccinati con una o due dosi ma affetti da gravi patologie intercorrenti).

La rapidità con cui queste disposizioni vedranno applicazioni risulterà fondamentale per il contrasto alla pandemia: l’aggressività delle varianti Covid non permette nessuna distrazione e nessun ritardo e poter disporre di una possibilità terapeutica aggiuntiva, anche se non ancora risolutiva, costituisce un notevole passo avanti nel contrasto al virus. Ma proprio perché non risolutiva, occorre mantenere alta l’attenzione su tutte le altre misure che possono contribuire al rallentamento della pandemia: da quelle più semplici (come l’uso delle mascherine o lavarsi le mani con frequenza) all’allargamento della popolazione vaccinata, restringendo così il campo d’azione del virus. La guerra contro il virus si vincerà, non tanto con il proliferare di nuove norme, ma nel recepire tempestivamente e diffusamente tutte le misure utili al contrasto, evitando così di dover adottare misure sempre più drastiche ma che rimangono inefficaci se non accompagnate da una maggiore capacità programmatica e da un profondo senso di responsabilità cui nessuno può sottrarsi.

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