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Il Covid e l‘inadeguatezza delle tariffe

Su tutti gli organi d’informazione si parla del male oscuro che sottende la ventata inflazionistica annunciata come “passeggera” ma che invece si preannuncia essere alquanto persistente, anche nei prossimi mesi. L’attenzione è ovviamente incentrata su quelle tariffe che impattano direttamente sulle possibilità di spesa di un normale cittadino (bolletta elettrica in primis), ma ce ne sono altre altrettanto infide.

È il caso delle prestazioni sanitarie che un sistema pubblico eroga ai suoi assistiti a prezzo zero o richiedendo una compartecipazione alla spesa sanitaria (il cosiddetto ticket) che, per definizione non è correlato al valore della prestazione stessa: da zero al 100%  del valore (sopra il 100% inevitabilmente i produttori privati troverebbero conveniente immettere sul mercato un prodotto analogo e il generico cittadino, non esente,  troverebbe maggiormente conveniente rivolgersi a loro anziché al servizio pubblico).

La “rivoluzione non voluta”, provocata dal coronavirus pone però alcuni problemi sulla valorizzazione delle prestazioni. Come per tutti gli altri settori i prezzi delle materie prime sono in netta fase di crescita (dal riscaldamento alle mascherine, queste ultime decisamente aumentate rispetto al periodo pre-covid). Ma il sistema sanitario è chiamato a sopportare un altro costo nascosto: le pratiche sanitarie hanno dovuto aggiungere nei loro protocolli, molte più attenzioni (tempo dedicato alla pulizia dei locali e dei pazienti, prima di sottoporli ad un trattamento) e molto più materiale monouso per la tutela del paziente stesso oltre che degli operatori. A ciò si aggiunge l’apprensione che ogni singolo operatore, anche se in misura diversa, avverte nel curare una persona in pieno periodo di pandemi.

Queste problematiche non sono destinate ad esaurirsi nel breve termine ma, soprattutto le misure igieniche dovranno permanere nel tempo, con il risultato che, per erogare la stessa prestazione, sarà necessario prevedere maggiori risorse, a parità di produzione erogata.

Ne consegue che la stessa pratica risulta essere più costosa, ma le tariffe non sono ancora state aggiornate generando un disequilibrio sanabile solo con un aumento ragionato delle tariffe o con un ripiano perdite (o con un’altra definizione contabile) che si andrà a realizzare per mantenere in vita le diverse strutture. La riorganizzazione delle cure che sta seguendo il procrastinarsi della pandemia obbligherà a profondi cambiamenti dettati dalle condizioni igienico sanitarie, cui dovranno seguire adeguate riorganizzazioni amministrative e gestionali per riadeguare le strutture alle mutate esigenze.

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