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Pet teraphy al San Luigi

Usciti dal lock down si cerca di volgere lo sguardo verso i soggetti fragili che la virulenza della pandemia ha rilegato in secondo piano. Di particolare interesse è l’iniziativa promossa dal Prof Fausto Fantò primario di Geriatria presso il San Luigi di Orbassano che ha realizzato un’idea da tempo tenuta nel cassetto, bloccata dal Covid.

Consolidate esperienze hanno dimostrato l’efficacia e i benefici che la PET ha sui pazienti affetti da malattie neurodegenerative ed in particolare sui pazienti con Demenza di Alzheimer e su chi si prende cura.

La letteratura scientifica, già a partire dagli anni 80/90 ha evidenziato come la terapia con l’animale riduca, in questo tipo di pazienti, i disturbi comportamentali (ansia, insonnia, agitazione, aggressività, ecc) che sono responsabili dei ricoveri sia ospedalieri che in RSA

Il nostro C.D.C.D. da anni porta avanti attività ed iniziative non solo rivolte al paziente ma anche a chi si prende cura (caregiver) h24, con un carico assistenziale/emotivo causa di numerose patologie (ansia, depressione, malattie cardiovascolari, ecc).

Il corso, in collaborazione con La Luna di Elsa e l’Associazione San Luigi Onlus, prevede incontri settimanali, a partire da Giugno 22, e si svolge presso i locali adiacenti la Biblioteca. Una risposta a chi in questi mesi è stato trascurato e che ora si cerca di dare un sollievo attraverso un percorso riabilitativo e di reinserimento. Non si dimentiche il detto che “il cane è il miglior amico dell’uomo” e ciò è ancor più vero se la persona versa in stati di salute non ottimali.

IL prof Fantò al termine della presentazione ha dichiarato: “E stato faticoso, ma una idea che abbiamo avuto e che stavamo x iniziare prima che il Covid ci travolgesse. Un buon segnale che stiamo riprendendo a vivere ed a pensare ai nostri malati “fragili” che più degli altri hanno sofferto in questi 2 lunghi anni. Malati spesso costretti in casa senza vedere nessuno, neanche le persone più care. Oggi vedere i nostri pazienti coccolare, accarezzare i nostri due terapisti a 4 zampe è stato emozionante”.

Il neologismo Pet Teraphy, di origine anglosassone, è stato coniato dallo psichiatra infantile Boris Levinson negli anni ’50-’60, per indicare le discipline di supporto alla cura delle malattie (in particolare quelle mentali) basate sull’interazione tra uomo e animale. Studi che hanno portato a riconoscere sia l’efficacia clinica sia efficienza degli intervento presentando un rapporto “risorse impegnate – risultati raggiunti” decisamente ragguardevoli con piena soddisfazione dei tre players coinvolti: paziente, caregiver e animale.

L’intuizione del valore terapeutico degli animali, risale all’antichità e nel corso dei secoli ha assunto sempre più importanza, e oggi trova una strutturazione metodologica e impieghi mirati a specifiche patologie. Non si può non ricordare il lavoro svolto da Emanuela Setti Carraro nello sviluppo dell’ippoterapia prima di essere barbaramente uccisa insieme a suo marito, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Tecnicamente il termine pet-therapy, sviluppatosi grazie agli studi di etologia e di psicologia comparata,  indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico. In particolare occorre distinguere tra:

  • Animal-Assisted Activities (A.A.A.)
  • Animal-Assisted Therapy (A.A.T.)

Trattasi di supporto ad attività motorie, o di sostegno emotivo o di vera e propria terapia non si può disconoscere l’aiuto che gli animali possono offrire.

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