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Bilanci di previsione 2022

Sono lontani i tempi in cui i bilanci di previsione si formulavano quando gli esercizi erano ormai quasi conclusi. Almeno formalmente, le aziende sanitarie piemontesi, su ripetute sollecitazioni della Corte dei Conti, finalmente al 31 dicembre di ogni anno predispongono e approvano il Bilancio di previsione.

Gestendo fondi pubblici, dichiarare ex ante quelle che sono le possibili destinazioni non è solo un fatto contabile ma un atto di trasparenza e di rispetto verso i contribuenti. Quest’anno il bilancio preventivo assume un particolare significato perché si sta (forse) uscendo da due anni di lock down dove, come dopo ogni crisi, la situazione si presenta profondamente diversa da quella lasciata nel 2019. L’epidemiologia segnala come alcune patologie siano regredite (dall’influenza, all’HIV) altre, soprattutto quelle legate al disagio provocato dallo stress prolungato, presentano uno scenario profondamente aggravato.

I nuovi bilanci ereditano una situazione dettata da un incremento di spese assunte per contrastare il coronavirus e una serie di procedure volte a diminuire il rischio di infezione che difficilmente potranno essere sospese nel breve tempo (anzi alcune probabilmente si consolideranno definitivamente nel nostro modo di erogare le cure e nel modo d’intrattenere relazioni sociali). Il problema diventa quello di verificare se le tariffe precedentemente applicate, ed ancora in essere, saranno sufficienti a compensare l’impegno di risorse profuso.

Già il sistema di rimborso dei ricoveri Covid19 risulta poco remunerativo, non solo per i loro valori unitari piuttosto bassi e non proporzionali agli input assorbiti, ma per il fatto che il costo complessivo sostenuto per curare un paziente Covid è determinato dall’impatto che questo produce sull’organizzazione. Un solo paziente affetto dal virus obbliga a isolare l’intero reparto e ad attivare tutta una serie di attenzioni quanto mai opportune, ma che trascinano seco alti costi per il mancato utilizzo del capitale fisso (attrezzature e locali). Di fatto, un solo paziente allettato in un reparto riduce sensibilmente le possibilità di utilizzo del medesimo: in sintesi, ricavi ridotti al minimo e costi in forte ascesa per l’impossibilità di ribaltare i costi fissi. Situazioni sostenibile per una struttura pubblica grazie alla possibilità di accrescere le risorse con finanziamenti ad hoc: meno per le strutture private per le quali non si può automaticamente prospettare un ripiano a piè di lista.

A ciò si aggiungono anche le considerazioni già avanzate in alcune realtà, come Singapore o il land della Turingia in Germania, dove di prospetta l’ipotesi di far pagare direttamente al paziente covid19 che, in assenza di prescrizioni contrarie, non si è voluto vaccinare. Si ricorda che il Piemonte circa l’80% dei ricoverati per COVID-19 in terapia intensiva non è vaccinato e che tra i 40 e gli 80 anni la mortalità risulta essere 13 volte più elevata per chi non si è vaccinato, ponendo quindi anche un problema che il sistema deve necessariamente tenere conto in fase di programmazione.

La compilazione dei bilanci di previsione si avviano così a non essere un ripetitivo esercizio contabile, ma devono diventare uno strumento di programmazione di fronte ad una situazione estremamente fluida, dove occorre prevedere continui e rapidi aggiornamenti al variare della situazione.

 

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Redazione: Claudio Risso: Direttore Responsabile --- Gian Paolo Zanetta: Direttore Editoriale --- Federico Dolce ---

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